Contributo dell'associazione diocesana al documento preparatorio "Vivere la fede, amare la vita"

La presenza dell'A.C. è elemento di ricchezza per il nostro territorio; essa è ben radicata nella nostra diocesi, presente in 25 parrocchie su 61. Non possiamo quindi sottrarci al compito che nei prossimi 10 anni la Chiesa ci affida: tornare a riflettere sulle forme e le strade possibili per una educazione volta a sostenere e far emergere la ricerca di Dio che accompagna uomini e donne, ragazzi, giovani e adulti. Dobbiamo ripensare il nostro modo di vivere in associazione in modo che essa spinga la sua forza missionaria dentro la vita della gente. Gli orientamenti pastorali della Chiesa italiana ci trovano pronti a continuare un impegno che in A.C.I. dura da 142 anni, perché l'A.C. è nata per educare e nei nostri territori si hanno testimonianze della sua presenza dai primi anni del 1920.
Partendo da queste radici e dai doni del presente, che siamo anche noi qui, convocati oggi per eleggere il Consiglio Diocesano del prossimo triennio, cerchiamo di allargare il nostro sguardo sul tempo presente e futuro e sul nostro territorio per scorgere al di là dei volti che incontriamo ogni giorno l'esercito di vecchi e nuovi poveri, che grida vendetta al cospetto di Dio e delle nostre coscienze. Nei nostri paesi c'è una domanda diffusa di bene, si attende una risposta, forse proprio la nostra, l'annuncio della vita buona del Vangelo che può interagire con la domanda e illuminare la vita di questo angolo di mondo e della terra tutta. Vogliamo essere luce, impegnarci a scrivere parole di Vangelo nella nostra vita con inchiostro indelebile. La mia vita è fatta da me, da ciò che pulsa nel mio cuore, da ciò che è έροϛ, passione, competenza e interesse (la Chiesa erotica di cui parlava dottor Savagnone al Mandato dei catechisti). Ma per fare scelte col cuore è necessario alimentare la nostra fede e ciò è possibile solo se ciascuno di noi ha un vero Amico in Gesù, se la relazione con Lui è una esperienza viva, che ti dà energia, che ti fa star bene, che ti spinge a osare nonostante la consapevolezza dei tuoi limiti perché non possiamo farci paralizzare da essi ma avere fiducia nel Maestro. Ribadiamo perciò l'importanza della formazione dei soci e dei responsabili: pur con i suoi limiti, il gruppo continua ad essere una scelta formativa qualificante, anche se ha un significato ed un valore diverso per le varie età. E' importante però che il gruppo abbia lo stile del laboratorio, dove cioè non ci siano solisti che eseguono belle sinfonie.. ma ognuno si sente protagonista. In gruppo si esercita quel discernimento comunitario che i vescovi italiani, a partire dal Convegno di Palermo in poi, hanno chiesto e proposto alla comunità ecclesiale: la Parola, interpellata a partire dalla vita, è criterio fondante e indicazione di cammino. Gli Orientamenti Pastorali 2010-2020, al n.43, definiscono l'A.C. “scuola di formazione cristiana”. L'esperienza del gruppo di A.C. è per ogni componente un impegno educativo , un cammino che guida a prendere pienamente coscienza della propria vita, del ruolo da svolgere nella comunità e nella società, del contributo da dare al proprio paese nel luogo e nel tempo in cui il Signore ci ha chiamati ad esistere. E' questa fede che cambia la vita, che ti porta alla missione, che ti spinge ad uscire e a prendere il largo verso orizzonti più ampi, che riesce a provocare gli altri, perché mostra concretamente quanto è bello essere seguaci di Gesù.
Il gruppo di A.C non può tarparsi le ali, non può rintanarsi nelle sicurezze dei soliti volti: ha bisogno di novità, perché avvertiamo forte la voglia di comunicare ad altri la gioia di sentirci camminare accanto il Dio della salvezza.
A questo proposito vogliamo dire qualcosa anche ai nostri Assistenti: un sentito grazie per il vostro servizio, fratelli di fede che il Signore ci pone accanto per aiutarci nel cammino.
Aiutateci a non perdere di vista Lui, a mettere alla base della nostra esperienza il colloquio intimo e costante con il Signore.
Capiamo che alcuni di voi, che tanto hanno speso nella parrocchia e nell'associazione, manifestano ora un po' di stanchezza ma noi vogliamo vedere ancora preti che sono contenti di essere preti e assistenti di A.C. che hanno sincera stima per la vocazione laicale: non vi chiediamo di organizzare le nostre attività o i nostri incontri, ma non vorremmo sentirvi troppo lontani e distanti dai nostri problemi. Vorremmo sentirvi servitori della gioia delle persone nella edificazione della Chiesa sognata dal Concilio; anche da voi può arrivare ai preti che ignorano l'A.C. una testimonianza positiva sulla validità dell'associazione.
Come associazione diocesana condividiamo la bozza del documento nazionale che si va preparando per la prossima assemblea di maggio e che Paolo ci ha presentato, integrandola con alcune attenzioni particolari alla FAMIGLIA e ai movimenti del M.S.A.C. e del M.L.A.C.
Nei nostri paesi infatti la preoccupazione di inserire i figli nei percorsi di catechesi per l' iniziazione cristiana è ancora abbastanza presente fra le famiglie. La proposta di A.C.R. è in genere gradita ai ragazzi e agli stessi genitori che spesso vengono coinvolti nelle attività. Soprattutto là dove gli educatori si confrontano, studiano e programmano insieme, con il contributo dei giovani, degli adulti e dell'assistente, si riscuotono consensi e simpatie, per cui diventa più facile intercettare la domanda diffusa di bene, da purificare e da ingrandire, per poter procedere con la risposta di Vangelo che dobbiamo annunciare in modo che possa interagire con quei bisogni e quelle attese che sono già storia di salvezza in atto. Facciamo in modo dunque che l'A.C.R. sia presente nelle nostre comunità parrocchiali, pronta a servire la gioia dei nostri ragazzi, come ci raccomandava il Papa, e a coinvolgere gli adulti nell'impegno educativo.
Al nuovo consiglio vogliamo lanciare una proposta: pensare alla Festa degli Incontri come festa di tutta l'associazione, della famiglia, con la progettazione di qualche momento particolare diversificato e più specifico per i genitori e per gli adulti, che comunque sono coinvolti.
Per quanto riguarda i movimenti del M.S.A.C. e del M.L.A.C., nella nostra diocesi abbiamo sperimentato occasioni di dibattito e di confronto: si tratta di proseguire in questa direzione con più convinzione .Prima ancora che una serie di cose da fare, dobbiamo elaborare uno stile, un modo di partecipare alle vicende quotidiane capace di affermarsi perché è credibile, perché riesce a fare cultura. Siamo chiamati a scrivere parole, a educare alla vita buona del Vangelo nella città di tutti, con gomma e matita, cercando il confronto e non lo scontro con chi vede la vita in modo diverso dal pensiero cristiano.
I giovani e gli adulti di A.C. (…ma anche gli acierrini…) si impegnano nella ricerca del bene comune; in particolare nella nostra Chiesa collaborano con le altre aggregazioni laicali e si impegnano affinché la Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica sia incarnata in prassi ed esperienze di valore pastorale, civile e culturale. La testimonianza della fede deve assumere una dimensione pubblica; occasione propizia sono le celebrazioni per i 150 anni di storia dell'unità d'Italia, storia che tra l' altro si è spesso intrecciata con la storia della nostra associazione anche nei nostri paesi, come spesso abbiamo sentito dai racconti dei soci più anziani o che ci hanno preceduto. Siamo chiamati a portare luce negli ambienti dove oggi pesano molte ombre, con una presenza amica a fianco di chi si trova in difficoltà, con il dialogo, il confronto e la condivisione dei valori che difendono la dignità della persona e della società civile, soprattutto con la partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola, ai luoghi di lavoro per chi oggi ha la possibilità di svolgerne uno, ma anche sollecitando la nostra classe politica dirigente ad aprire il mercato dell'occupazione ,che sia una proposta seria e non un pretesto avvilente di scambio di voti.
In questo contesto precario e terreno poco fertile noi dell'A.C. vogliamo continuare a lavorare, cercando segni buoni in questa nostra amata terra, che molti ci invidiano perché ne colgono il sole, il suo nascere e il suo tramontare che ci fa sentire tanto vicini ai pensieri del buon Dio, ma anche affidandoci al nostro “si” che rinnoviamo oggi e ad ogni istante nelle nostre comunità, continuando a starci nonostante tutto, ad accompagnare il compito educativo della fede, nello stile della gratuità e del grembiule che è nel nostro DNA. Siamo convinti che la vita degna delle persone è l' investimento più importante, a partire dalle comunità più piccole fino ad arrivare ai centri più abitati. Il consiglio diocesano, eletto a Bosa il 5 Ottobre 2008, oggi rimette all'assemblea il proprio mandato, con il cuore gonfio di gratitudine al Signore e a tutti voi per il bene che abbiamo ricevuto, ma con grande gioia auguriamo alla nostra associazione e alla Chiesa tutta: vivi la fede, ama la vita.

(assemblea elettiva diocesana del 6 febbraio 2011)