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Alta Corrente, numero 1

A pochi giorni dalla Scuola di Formazione Studenti

Sono passati pochi giorni dalla SFS, l'appuntamento di Chianciano, che ha visto protagonisti anche 24 giovani della nostra diocesi.

Un'occasione preziosa, diversa dal solito, per vivere un'esperienza formativa arricchita dal confronto con coetanei provenienti da tutta Italia sui temi dell'educazione, della cittadinanza, della partecipazione responsabile e del protagonismo studentesco.

La Scuola di Formazione Studenti è stata anche l'occasione per ricordare una straordinaria esperienza educativa: nel 2007 ricorrono, infatti, i 40 anni dalla scomparsa di don Lorenzo Milani e dalla pubblicazione di Lettera ad una Professoressa, esempio concreto di una scuola speciale dove, oltre a leggere e a scrivere, i ragazzi imparavano a diventare Uomini.

Don Milani ricordava ai suoi ragazzi che l'Istruzione è la chiave che apre tutti gli usci. Questa definizione è attuale anche oggi: l'istruzione è la chiave per educarsi al senso critico, a riflettere sul senso delle cose, a sapersi orientare nella miriade di informazioni, immagini, parole, suoni e frastuoni, che la società contemporanea propone.

Il sogno dei ragazzi di Barbiana era una scuola che serve. Che serva a qualcosa e che serva alle persone. Ma anche una scuola che serva. Che serva le persone e che serva il Paese. Studiare, quindi, non per la cultura in sé, per un sapere che diventi prestigio, elevazione personale, ma per cogliere il valore specifico del Sapere, quale bene prezioso di tutta l'umanità! Un'istruzione che si fa servizio, un sapere che è gusto di imparare, conoscere, sperimentare, insaporendo così la vita.

Cercasi un fine.
Bisogna che sia onesto. Grande. Che non presupponga nel ragazzo null'altro che d'essere uomo. Cioè che vada bene per credenti e atei.
Io lo conosco. Il priore me l'ha imposto fin da quando avevo 11 anni e ne ringrazio Dio. Ho risparmiato tanto tempo. Ho saputo minuto per minuto perché studiavo.
Il fine giusto è dedicarsi al prossimo
”. (da Lettera ad una Professoressa)

Vogliamo rilanciare l'eredità dei ragazzi di Barbiana e chiederci: gli studenti del 2007 hanno ancora qualcosa da dire alla scuola e alla società?

Il segreto della scuola di Barbiana era la centralità dello studente all'interno della relazione maestro-allievo, una relazione fondata sull'accoglienza dell'altro, sul dialogo e sul confronto. Spesso nella nostra scuola, questo dialogo si riduce a una prassi burocratica basata sulla pianificazione e programmazione delle attività annuali. Con la Scuola di Formazione vogliamo scommettere nuovamente sulla centralità degli studenti, sulla passione educativa degli insegnanti (spesso demotivati) e sulla necessità di attivare processi formativi fondati sulla ricchezza di un dialogo aperto e schietto che si nutre della diversità e cresce nell'alterità (dal Dossier preparato dalla Segreteria MSAC).

Crediamo che gli studenti abbiamo qualcosa da dire alla scuola e alla società e crediamo fortemente che il compito della scuola sia quello di formare coscienze critiche capaci di raccogliere le sfide del proprio tempo e di mettersi in gioco per contribuire fattivamente alla costruzione di una società orientata al bene comune. Il sapere é un dono prezioso per educarci a partecipare alla vita sociale e politica del nostro Paese, contribuendo da cittadini responsabili a elevare il livello del dibattito culturale, con uno stile sobrio e rigoroso, partendo dal primato della persona umana.

Arrivederci al prossimo numero, nel quale condivideremo ampiamente i contenuti di questa straordinaria esperienza!!

Un uomo venuto da lontano

Due anni fa, il 2 aprile 2005, alle ore 21:37, il cuore di Giovanni Paolo II ha cessato di battere qui, sulla terra, per essere accolto tra le braccia del Padre, di quel Dio che egli ha saputo indicare ai tanti giovani che hanno incrociato la sua strada.

Non poteva passare inosservata questa data e anche noi lo vogliamo ricordare tra le righe di Alta Corrente: molti di noi giovani siamo cresciuti sotto il suo pontificato, abbiamo imparato a conoscerlo e ad amarlo negli appuntamenti straordinari delle GMG, ma soprattutto seguendolo nell'ordinarietà del suo ministero.

Come non ricordare anche le tante parole di incoraggiamento rivolte all'AC. L'adesione all'AC, per Giovanni Paolo II è strettamente legata a una scelta di vita, è un impegno permanente: “L'AC ha il volto di tante persone semplici, che nella vita non hanno fatto niente di straordinario, ma hanno testimoniato con il loro amore fatto di umili gesti quotidiani… la forza, il coraggio, la fedeltà di cui la fede rende capaci”.

Chiediamo ancora una volta la sua intercessione per aiutarci a contemplare il Volto di Cristo ed essere autentici testimoni di speranza in questo tempo che ci viene dato di vivere.

Per ricordare Giovanni Paolo II riportiamo una bella poesia scritta in “limba” da un nostro associato, appartenente alla Chiesa del Santissimo Nome di Gesù ad Alghero.

IN MEMORIA DE PAPA GIOVANNI PAOLO II

vintiset'annos de apostuladu

guasi asa fattu in carriera

ca l'asa dae pedru ereditadu

pro te' non b'at b'istadu frontiera

tue tottu su mundu ti as giradu

semenende in tottue preghiera

a ue tottugantu ses'andadu

non t'ismentigan gai fazzilmente

orgogliosos de t'aer'incontradu

tan'aclamadu in d'ogni continente

iune totugantu as postu pe'

t'anacoltu che cristos veramente

d'ogni razza uguale fit pro te

non de faghias de distinzione

rispetadu as sas legges de mose'

mai un'attimu de distrazione

ca fist pienu de tanta virtude

preigaisti cun devozione

tottu sos pregios de sa gioventude

ti los'as giuntos fin'a' sa ezzesa

finas chi t'at traitu sa salude

sempre pienu e tanta gentilesa

asa invocadu costante a maria

fins'a su momentu de sa resa

sempre cumpostu in sa pregadoria

fis contrariu a d'ogni cundierra

de sa paghe insegnende fis sa via

tue as cundennadu d'ogni gherra

mai capp'as'amadu sa discordia

solu sa paghe as preferidu in terra

tue amant'e' sa misericordia

tottu sos giovanos chi as'incontradu

los'as cunvintos tottu a sa cuncordia

sos malaidos cas'avvicinadu

lis'asa dadu amore e tantu affettu

in calchi modu enzas ripagadu

deo penso ch'in te calchi segretu

bi appad'in sa losa remunidu

isvelalu chi semus'in s'isetu

ma tantas cosas tuas chi amus bidu

fatas umanamente cu'amore

remuginadas cu tantu sentidu

tue as suffridu penas cun dolore

asa subidu puru un'atentadu

perdonadu as su tou isparadore

cantas'ateras ndasa perdonadu

signu ca su perdonu fist devotu

pro chi tat sa salude abbandonadu

tottu sos giovanos chi t'ana connotu

de te'an'apprezzadu d'ogn'impresa

a pes tuo currian a fiotu

naisti chi fin'issos sa richesa

po su tempus chi semus connoschende

cun'issos bat b'istadu sempre intesa

cantos'ogios bat'oe pianghende

po sa mancanza tua in custu mundu

dae manzanu a sero lagrimende

che tue no esistit su segundu

disponibile sempre a s'arregionu

finas'a' cando fisti moribundu

tue chi fisti mastru de su perdonu

cantos segretos mantenes in se'

ma non lessas sa zente in abbandonu

esempiu de vida fist pro me

ca so devotu a cristos risortu

deo penso chi tue puru mortu

fettas'ancora faeddar'e' te'

Carboni Vittorio - 15/4/2005

Itinerari formativi... ci siamo!

Saranno ufficialmente presentati nell'incontro delle Presidenze che si terrà a Roma dal 27 al 30 aprile, gli itinerari formativi che danno concretezza al capitolo 5 del Progetto Formativo.

Attraverso gli itinerari formativi si continua il percorso di rinnovamento che la nostra associazione ha avviato già nel precedente triennio e che ha portato all'aggiornamento dello Statuto e alla riscrittura del Progetto Formativo. Prende ora forma ordinaria la proposta educativa dell'AC, che si costruisce giorno per giorno in una vita di gruppo ordinata, inserita in un percorso diocesano.
“Il termine itinerario richiama l'idea del viaggio: ogni viaggio ha una partenza, un luogo e un tempo precisi per muoversi, un punto di arrivo che indica la direzione; conosce tappe, soste, accelerazioni, svolte e punti di non ritorno. Ogni viaggio, passo dopo passo, attua un progressivo avvicinamento alla meta.
Anche la formazione - in quanto viaggio dell'anima - ha le stesse caratteristiche: senza un punto di partenza, una meta che orienta, tappe e soste che la scandiscono non può esserci un itinerario formativo, ma solo un vuoto girare su di sé, nell'illusione di un cammino che non c'è e che perde inesorabilmente di interesse e di vigore” (dal cap. 5 del Progetto Formativo AC
).

Con più particolare riferimento ai giovani, l'itinerario formativo è quel percorso che porta ogni giovane a conoscere Gesù per divenire suo discepolo: partendo sempre dalla vita concreta, dalle domande di ricerca di senso, ci si apre allo stupore della scoperta del bene posto dentro di sé: la scoperta si fa annuncio dell'amore di Dio. Partendo da questa consapevolezza si può essere testimoni lieti e coraggiosi del dono ricevuto attraverso la missione, la capacità cioè di raccontare anche ad altri giovani la propria fede, il personale incontro con Gesù Risorto che ha cambiato la vita.

La sfida della proposta formativa è, quindi, quella di accogliere le domande formative di ogni persona, saperle interpretare inserendole nel contesto nel quale ci si trova e formulare così dei percorsi aderenti alla vita degli uomini e delle donne di oggi.

Da Verona alla Sardegna: quale riflessione e impegno per l'AC

Si è svolto a Galanoli (NU) lo scorso 25 marzo il Consiglio Regionale di AC allargato ai consiglieri diocesani. Il Delegato Regionale Cesare Strozzi ha introdotto i lavori della giornata “Da Verona alla Sardegna: quale riflessione e impegno per l'AC regionale”. Ha precisato che, dopo il Convegno Ecclesiale l'AC ha continuato ad approfondirne i contenuti organizzando diversi incontri sugli ambiti dello stesso.

Nel nostro incontro sono state riproposte le riflessioni e i contenuti emersi in tre degli ambiti considerati a Verona (per questioni di tempo non è stato possibile analizzarli tutti in una giornata).

Prima di passare al clou della giornata, ecco una graditissima novità! Finalmente è stato nominato l'Assistente Regionale Generale di AC: è don Michele Casula, parroco di Orgosolo da 10 anni. Nel presentarsi don Michele ha sottolineato come l'esperienza associativa abbia rafforzato il suo senso di servizio alla Chiesa e come l'AC è un aiuto per capire il ruolo del laicato. “In Sardegna - continua don Michele - c'è una grossa necessità di un'AC vera, autentica, vitale, che contribuisca alla crescita sociale, civile, culturale della nostra terra. (…) Le nostre associazioni devono tornare a essere esperienza di unione fondante in Gesù Cristo e scuole autentiche di formazione di un laicato adulto e maturo: veri credenti (con Cristo dentro), persone credibili (testimonianza vera e non solo a parole), cristiani creduti (in ciò che diciamo)”. A lui e a tutta la delegazione regionale va l'augurio di un proficuo lavoro!!

Sono poi intervenuti tre dei delegati sardi al Convegno Ecclesiale di Verona. I loro interventi erano orientati a condividere con l'Assemblea i contenuti emersi negli ambiti cui hanno partecipato, ma anche con un taglio prettamente operativo e propositivo.

Dapprima la nostra Presidente Diocesana, Giovanna Casu, ha sintetizzato i contenuti emersi nell'ambito dell'affettività, ricordando che l'affettività si compie come amore, relazione gratuita, solo se vissuta come partecipazione stessa all'amore di Dio. Si parla di “analfabetismo affettivo”, per significare lo stato di immaturità personale diffuso fra adolescenti, ma anche giovani e adulti in difficoltà nel compiere scelte che riguardano il “per sempre”.

Da recuperare è senza dubbio l'idea di base di persona, che è per natura relazione con l'altro.

In ambito relazionale la famiglia è allo stesso tempo forza e debolezza. Forza perché è in famiglia che si impara ad amare e a sentirsi amati, debolezza perchè è la realtà più fortemente esposta ai cambiamenti culturali e sociali, ritmi di vita frenetici, riduzione dell'amore a attrazione fisica, forte competitività sociale unitamente a una scarsa attenzione politica e istituzionale.

In quest'ottica si inserisce l'importanza del compito culturale della Chiesa. Da essa ci si aspetta una riflessione che sappia rendere ragione della bellezza dell'esperienza cristiana nella vita affettiva. Di pari passo deve essere promossa una cultura positiva della famiglia, con uno stile di accoglienza, in attento dialogo con i legislatori. Le parrocchie stesse possono fare molto, impegnandosi ad essere sempre meno “strutture” e sempre più “luoghi di vita” in grado di ospitare le diversità di ruoli, vocazioni, carismi.

Giuseppe Rubanu, Presidente AC diocesi di Nuoro, ha introdotto invece l'ambito del lavoro e festa. Anche con riguardo a quest'ambito dobbiamo parlare di speranza con speranza. La riflessione dell'ambito ci richiama al concetto di TEMPO distinguendo tra tempo ordinario caratterizzato dall'ambito lavorativo e in cui il soggetto è l'IO, e il tempo oltre l'ordinario caratterizzato dalla festa, in cui il soggetto diventa NOI. Quest'ultimo è il tempo che dedico a Dio, alla preghiera, al volontariato, agli altri.

In ambito sociale e lavorativo dovremmo sforzarci di approfondire la conoscenza della dottrina sociale della Chiesa, che offre delle puntuali riflessioni in ambito sociale. Un campo questo apparentemente non di sua competenza, ma nel quale invece si trovano le ragioni per un incontro, un dialogo, una collaborazione al servizio del bene comune.

È sicuramente importante però curare la propria responsabilità personale, educarsi cioè a tenere sempre presenti i principi e i valori fondanti della vita cristiana nelle scelte quotidiane interpellando così la propria coscienza.

Il sindaco di Nurachi, Filippo Scalas, socio di AC di lungo corso, ha introdotto la riflessione sul tema della cittadinanza.

Anche in questo caso una parola ricorrente: FORMAZIONE. Spesso e volentieri però, parlando di formazione si intende un concetto di un approfondimento ulteriore, e non di primo approccio, come se sulla formazione alla cittadinanza si fosse già fatto qualcosa. Sorgono allora spontanei alcuni interrogativi: quante volte il tema della legalità, ambiente, giustizia sociale, etica per citarne alcuni, sono entrati nei nostri discorsi? Spesso la formazione si riduce a una semplicistica elencazione di principi, ma non ci si occupa di formazione.

Il nostro impegno, come Chiesa e come associazione, deve essere quello di tornare a confrontarci sui temi importanti, è necessario un vero e proprio “tirocinio cristiano alla cittadinanza”!

Ovviamente da sola l'AC non può fare molto. È necessario confrontarsi con le altre associazioni e movimenti laicali, stando attenti a che la ricerca dell'unità non diventi semplice omologazione a discapito delle singole identità, che sono invece una ricchezza enorme per la Chiesa.

Dobbiamo avere sguardo profetico e riappropriarci della nostra laicità: solo laici maturi nella fede e formati possono essere in grado di confrontarsi sui temi importanti legati alla cittadinanza, a patto che sentano la Comunità corresponsabilmente loro vicina. Vivere e abitare la città in modo vivo e propositivo è possibile! Diamoci una scossa!!!

Raimondo Cacciotto

Le pecorelle di Santa Maria Goretti

Questa è la storia di un gruppo di Azione Cattolica non molto vecchio, per tanti anni si sono susseguiti nella parrocchia di San Paolo Apostolo tanti gruppi di giovani, che hanno svolto con entusiasmo e impegno il cammino di AC guidati e protetti dal braccio esperto del carissimo Don Masia.

L'attuale settore giovani è composto da 21 pecorelle smarrite che avendo saputo della repentina chiusura del campo da cui abitualmente brucavano (Chiesa di San Paolo) hanno ben pensato di non scoraggiarsi e di reagire alle tante insidie che un trasferimento di questo genere comporta.

E così, tra un belare l'altro, si sono incamminate verso Calabona alla ricerca di altri campi fioriti… e cosa hanno trovato???

Un prato verde molto grande in cui ad accoglierle c'era Padre Franco (il nostro nuovo parroco), con il quale si sono subito trovate in perfetto accordo, ed insieme hanno deciso di coltivare la passione per lo stare insieme e condividere il cammino di A.C.

Certo… non siamo tantissimi; ma siamo stati da sempre consapevoli che non è la quantità che fa le cose speciali, ma la qualità sulla quale da sempre abbiamo indirizzato il nostro cammino; speriamo che tanti come noi vogliano vivere una scelta importante come la nostra, e ci proponiamo di tenere sempre aperte le nostre porte per accogliere amici, parenti e conoscenti… un grande saluto a tutti!!!

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