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rassegna_stampa:lanuovasardegna_20031103

La crisi in Sardegna dell'Azione Cattolica

Trentaquattro anni dopo lo Statuto del 1969, redatto durante la presidenza di Vittorio Bachelet e approvato da Paolo VI, l'Azione cattolica italiana nel settembre scorso ha sentito il bisogno di aggiornare il suo Statuto associativo: perché i tempi da allora sono cambiati e anche perché in quest'ultimo decennio, in seguito all'esplodere dei movimenti, essa ha subito una crisi non indifferente. Che si intravede già nei numeri degli aderenti, anche riferendoci alla sola Sardegna. Facendo infatti un confronto, diocesi per diocesi, dei soci del 1993 con quelli del 2003 si ha questo quadro: Ales da 1793 aderenti passa a 969 (-46%), Alghero-Bosa da 2721 a 1935 (-39%), Cagliari da 2935 a 1705 (-42%), Iglesias da 1852 a 1306 (-31%), Nuoro da 4860 a 3206 (-34%), Ogliastra da 2583 a 1500 (-42%), Oristano da 2631 a 1495 (-43%), Ozieri da 1653 a 858 (-48%), Sassari da 2138 a 1266 (-41%), Tempio da 1447 a 585 (-60%). Nel totale in Sardegna da 24613 aderenti si è passati a 14825 (-40%). Se poi facciamo un raffronto tra parrocchie a associazioni in questi ultimi dieci anni abbiamo che rispetto alle 619 parrocchie le associazioni da 285 sono scese a 233 (52 associazioni estinte): vale a dire che il 62%, cioè 2/3, delle Parrocchie sarde non hanno l'ACI. In campo nazionale la crisi è stata ancora maggiore. Nell'Assemblea dell'aprile 2002 la presidente Paola Bignardi rilevava appunto come uno dei segni - il più oggettivo, anche se non il più significativo - della “lunga prova” che l'associazione stava attraversando fosse «il calo delle adesioni; la resistenza cioè delle persone ad assumersi responsabilità». «Ci siamo interrogati con preoccupazione - ha soggiunto - e credo che non abbiamo mai perso la lucidità di capire che la nostra sofferenza non era solo nostra; ma anche delle nostre comunità parrocchiali… L'impressione globale è stata quella di una sofferenza a tratti anche grave. Mi sento tuttavia di dire che l'Azione cattolica in questa prova è stata fedele (.): ne è un segno il nostro non smettere di restare radicati nella visione conciliare della Chiesa, legati alle nostre comunità anche quando forse non ci hanno capito; anche quando abbiamo incontrato quel parroco che è arrivato in parrocchia e ha eliminato l'AC perché “è roba vecchia!”.
Questa, però, non è la linea da seguire. «La Chiesa - ha scritto il Papa nel suo messaggio ai delegati presenti nell'ultima Assemblea straordinaria - non può fare a meno dell'Azione Cattolica, ha bisogno di laici che nell'AC hanno incontrato una “scuola di santità”».
Si tratta quindi, da parte dei parroci, di valorizzare con fiducia la specifica sensibilità di questi laici, senza timori; avendo paura soltanto di un laicato che dice sempre di sì e non sa appassionarsi ai problemi del proprio tempo ma solo alla gestione della “sagrestia”; un laicato che costituisce quella “piccola corte di gente corta che fa siepe attorno al parroco”, secondo la terribile espressione di don Mazzolari in “Lettera sulla parrocchia”. Non possono i pastori avere paura di un laicato aperto, leale, in sincera ricerca di come mostrare al mondo di oggi la bellezza del Vangelo e l'amore della Chiesa per ogni persona.

(badorebd@virgilio.it)

Articolo pubblicato il 3 Novembre 2003
Fonte: http://ricerca.quotidianiespresso.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2003/11/03/SN1PO_SN102.html

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